Programmi e bilancio alle prese con i tagli della finanziaria
Grandi manovre attorno al finanziamento dei parchi nazionali per il 2011. Ci sono voluti manifestazioni, appelli, ordini del giorno e risoluzioni parlamentari, proteste. Non sono mancati gli scontri dentro lo stesso Consiglio dei Ministri ed è stata necessaria anche una lettera della Federparchi al Presidente della Repubblica, che si vede sollecitato ormai sempre più di frequente anche su temi di gestione che si potrebbero definire …ordinari.
In effetti, se l'oggetto pratico del contendere era quello di un taglio del 50% ai fondi della gestione ordinaria dei nostri parchi, per una cifra totale talmente irrisoria da essere persino ridicola – 20/25 milioni di euro, l'equivalente di qualche rotonda stradale - in ballo c'era molto di più: era in discussione la possibilità stessa di avere ancora enti parco in grado di sostenersi e di svolgere decentemente almeno i compiti basilari per i quali sono stati istituiti.
Ora, per il 2011 il pericolo è, parzialmente, scampato. Taglio c'è stato – che si somma a quelli pesanti precedenti – ma solo del 10%, anche se assicurato con meccanismi che ingesseranno ancor di più le capacità operative. Certamente quei 4,5 milioni di euro in meno nel bilancio dello Stato non faranno alcuna differenza. Ma un po' di differenza – e di sofferenza – la faranno per i parchi, già alle prese con i blocchi degli organici, con i ritardi patologici dei trasferimenti delle risorse dallo Stato, con procedure di verifica e di rendicontazione analoghe a quelle dei ministeri o delle organizzazioni pubbliche con migliaia di dipendenti.
In queste condizioni diventa sempre più difficile anche cercare nuove fonti di finanziamento, come sarebbe giusto: perché per partecipare a bandi nazionali o europei, per organizzare servizi che possano generare entrate, per coordinare iniziative di più soggetti finalizzate alla migliore gestione ambientale, occorrono persone, competenze, risorse. Viene da chiedersi se si possa 'campare così' ancora a lungo, con continui dubbi sul domani, fra docce scozzesi e brusche sterzate in corsa. Lo spirito di resistenza è comunque alto, in apparati che sono per fortuna ancora molto snelli, giovani, motivati, professionalmente preparati, ma i miracoli, anche nei parchi, sono di difficile realizzazione.
E il Parco dell'Appennino? Se snellezza e motivazione non mancano certo, in una organizzazione già 'all'osso' in cui lavorano a vario titolo 16 persone (di cui otto in pianta stabile), ciò che nel corso del 2011 comincerà ad assottigliarsi decisamente – con un trasferimento complessivo previsto di 1.543.000 euro - sarà proprio il fondo destinato alle attività normali di gestione e di promozione, compresa la parte per i cofinanziamenti, che sono indispensabili per mettere in moto meccanismi virtuosi di alimentazione di progetti autonomi.
Procederanno spediti i progetti già avviati e finanziati: dai Por di Toscana ed Emilia-Romagna per le Porte del Parco ai Life Ex-Tra sul lupo, Gypsum sulle formazioni gessose ed Ecocluster per la certificazione Emas nel distretto turistico del Cerreto, dall'Alta Via dell'Appennino al Corem per la Cooperazione ecologica del Mediterraneo. Ma sarà necessario rinunciare a molte scelte per concentrarsi sulle azioni individuate come strategiche: l'Atelier delle Acque e delle Energie, Parco nel Mondo, Parchi di Mare e d'Appennino. E, come detto, sarà sempre più difficile assicurare la ricerca di nuove fonti di finanziamento e puntare a ripetere una performarce di cui al Parco si va molto fieri: l'essere riusciti ad assicurare al Parco e ai suoi territori, in ogni anno di gestione, quasi il triplo rispetto alle entrate provenienti dal Ministero dell'Ambiente.