Quasi triplicate le entrate rispetto a quelle assicurate dallo Stato
E' ritornata in questi mesi, e molto forte, la polemica sulla riduzione delle risorse destinate dallo Stato ai Parchi nazionali. Inseriti inevitabilmente tra gli Enti chiamati a 'sacrifici', come del resto tutti quelli che si trovano nelle tabelle governative di trasferimenti di fondi, in effetti i parchi hanno rischiato un taglio enorme, addirittura del 50%, come dettava la prima stesura della legge di assestamento in discussione al Parlamento.
Le proteste che questa previsione ha generato, sostenute da un movimento largo e trasversale, hanno portato a ridurre l'entità della riduzione attorno al 10%. Una quota comunque grande, se si considera che si interviene in diminuzione per il terzo anno consecutivo su cifre già molto basse. Nel 2010 lo Stato ha speso, per i propri ventitre Enti parco nazionali, meno di 50 milioni di euro: l'equivalente di un caffé all'anno per ogni cittadino. Nel 2011 la tazzina di questo caffé si è ristretta e sarà fornita senza zucchero.
Per certi Parchi poi, come quello dell'Appennino Tosco-Emiliano, il cui finanziamento dallo Stato dipendeva da due 'corsie' di erogazione, cioè da due leggi distinte (quella generale e quella di specifica istituzione dell'Ente) il taglio sarà ancora maggiore e arriverà al 23%, poiché su questa seconda legge 'specifica' la finanziaria ha operato con la previsione originaria. In cifra assoluta il trasferimento dello Stato al nostro Parco sarà di 1.320.000 euro.
Al di là dei riflessi diretti che simili decurtazioni hanno sulla possibilità di erogare i servizi ambientali che un parco deve fornire, e di realizzare piani e programmi già previsti o addirittura decisi, c'è un aspetto della vicenda che i parchi nazionali si sforzano di mettere in evidenza e che per il Parco dell'Appennino Tosco-Emiliano è di grandissima importanza in quanto si presenta in misura molto accentuata. Si tratta della capacità che gli Enti hanno dimostrato di essere moltiplicatori di risorse, cioè organizzatori e recettori di flussi di finanziamenti – comunitari, nazionali, regionali – sulla base di progetti e di azioni rispondenti sia ai propri fini istituzionali sia ad esigenze territoriali diffuse, tanto da vedere molto spesso il parco capofila di estesi partenariati, tanto con enti pubblici che con privati.
Le cifre del nostro Parco sono eloquenti: se complessivamente, negli ultimi quattro anni, le entrate dallo Stato sono state pari a 6,933 milioni di euro, quelle derivate da altre fonti, autonomamente acquisite dall'Ente, sono state di 17,400 milioni. Come si vede il termine 'moltiplicatore' non è usato a caso, poiché tra Fesr, Por, Life e altre sigle di bandi finalizzati ad attività ambientali, le risorse acquisite al territorio sono state quasi tre volte quelle dello Stato.
La prospettiva è che questa capacità ora si riduca, poiché per progettare, costruire partenariati, partecipare a bandi, seguire le procedure necessarie, è d'obbligo avere uffici funzionanti, personale specializzato, capacità d'iniziativa. E ulteriori riduzioni non potranno che mettere a rischio una pratica che il Parco ha saputo esprimere con continuità ed efficienza.