Intervista a Pierluigi Ricci
Il 'progetto Parco nazionale', come abbiamo visto, opera anche nella prospettiva di creare un nuovo modello di sviluppo per i comuni di Crinale; un nuovo paradigma del vivere negli Appennini. E per questo si alimenta delle migliori idee ed esperienze, come quella che, in tema di energia, si sta conducendo a Monchio delle Corti e sulla quale il Parco ha già operato numerosi approfondimenti, coinvolgendo i Comuni vicini. Abbiamo chiesto a Pierluigi Ricci, esperto e anima dell'esperienza, oltre che assessore del Comune, di illustrarcela.
Assessore, è possibile ricavare, dalla vostra esperienza nel campo della produzione di energia, gli elementi guida di una politica energetica in montagna, anche come leva economica per i nostri Comuni?
La risposta è sicuramente affermativa e, per motivarla, basta allargare lo sguardo e cercare di delineare un quadro d'insieme. Il particolare momento storico che stiamo vivendo è "ricco" di problemi. Parlo di ricchezza non a caso, rovesciando la medaglia. La crisi energetica, il picco del petrolio, l'emergenza climatica/ambientale sono tutti fatti tangibili e, per l'appunto, possono essere opportunità enormi. Sta a noi utilizzarle per cambiare punto di vista e per mettere in moto idee. Per i nostri piccoli comuni, attanagliati da una emergenza demografica spaventosa, possiamo veramente parlare di opportunità irripetibile, l'ultimo treno. Da sempre l'andamento socio economico delle nostre valli è dipeso da eventi esterni: gestione dell'idroelettrico, emigrazione a più riprese sia durante le varie fasi dello sviluppo industriale che successivamente con lo sviluppo urbano degli anni '70. Tutto questo accompagnato dalla inevitabile perdita della cultura contadina montanara e quindi dalla perdita d'identità con tutte le conseguenze immaginabili. Ora siamo di fronte ad una epocale crisi di un modello di sviluppo ed alla difficile ricerca del successivo. Noi vediamo nella green economy ed in particolare nella tendenza alla delocalizzazione/differenziazione energetica ed all'attenzione per il risparmio energetico un embrione di questo processo ed una grande opportunità per i nostri luoghi. Se sino ad ora abbiamo subito gli input esterni ora possiamo dare noi l'esempio, gestire in prima persona le nostre risorse che diventano sempre più preziose. Possiamo dire la nostra sul nostro territorio, ne abbiamo tutte le possibilità.
Inquadrato il tema generale, scendiamo nel concreto e vediamo gli elementi della vostra "politica energetica".
Si tratta di elementi semplici e chiari:
-gestire correttamente e con "logica sociale" la produzione di energia da fonti rinnovabili per contribuire alla riduzione di gas ad effetto serra,
- contribuire allo sviluppo delle tecnologie delle fonti rinnovabili,
- creare subito posti di lavoro e nuove competenze,
- generare e gestire direttamente un flusso economico che ci consenta di migliorare i servizi primari. ma soprattutto di incentivare direttamente le famiglie che vorranno ristrutturare e/o costruire edifici ad altissima efficienza energetica.
Quest'ultimo punto è il vero obiettivo della nostra strategia. Intanto perché la migliore energia è quella che non si deve produrre (in ogni produzione/trasformazione di energia abbiamo delle perdite), il famoso NEGAWatt. Poi perché ben costruire o ristrutturare significa avere un netto miglioramento del paesaggio urbano e vuol dire passare ad un livello di confort abitativo inimmaginabile e dunque ad una maggiore fruibilità. Infine perché una grande fetta delle immissioni di CO2 in atmosfera deriva proprio dagli edifici civili. L'obiettivo finale di avviare il volano socio-economico della bioedilizi costituisce la vera grande opportunità per l'occupazione e la rivalutazione di professionalità ed imprenditorialità locali. Infatti nel novero delle nostre risorse dobbiamo per forza inserire le "case chiuse", quelle sotto utilizzate o del tutto inutilizzate. Di queste, per ovvi motivi, siamo veramente ricchi.
Quali sono le potenzialità di un collegamento tra i Comuni del Parco in questo campo?
Il parco in questo progetto è certamente un partner ideale, sia per la comune base culturale rivolta alla tutela del patrimonio ambientale/paesaggistico sia come ente sovracomunale. Le potenzialità del Parco Nazionale dell'Appennino Tosco Emiliano come laboratorio di idee sono grandi ed ancor più lo sono le possibilità di diffusione dei concetti culturali innovativi: la famosa "bicicletta scintillante" di cui parla il Presidente Giovanelli. Ritengo questa parte fondamentale e quindi sono convinto che questa nostra strategia sarà pienamente sostenuta dal Parco ed anzi diverrà un suo obbiettivo primario. Un collegamento fra i comuni del Parco sarà di enorme sostegno al progetto. Una volta raggiunta "una massa critica" di persone convinte della bontà del processo avremo già fatto il più, poi le cose andranno avanti spontaneamente.
Quali sono a suo avviso le condizioni che possono rendere possibile in questa realtà coniugare la produzione di energia con le esigenze di tutela delle risorse naturali?
Mi ricollego a quella "logica sociale" di cui ho detto. Se i processi di produzione energetica vengono gestiti con una particolare attenzione al bene comune tutto diventa logico. Le risorse naturali come acqua, sole, vento, boschi ecc sono beni comuni, è quindi nostro dovere di amministratori pubblici utilizzarle per il bene comune. Le voglio fare l'esempio dell'impianto fotovoltaico che il comune di Monchio delle Corti sta ultimando in località Canova di Cozzanello. Alcuni dati: potenza 993KWp; produzione annua prevista 1.200.000 KWh; CO2 evitata ogni anno 600 tonnellate; EROI (Energy Return On Investment) circa 9, fattore questo sottovalutato ma importantissimo dal punto di vista ambientale; TEP (Tonnellate Equivalenti di Petrolio) risparmiate ogni anno 230; incasso annuo previsto (al netto del mutuo) 360.000 euro da cui vanno sottratte le spese di manutenzione, custodia (sono denari che rimarranno comunque in loco), assicurazione ed accantonamento per la sostituzione inverter e lo smaltimento.
Detto in altre parole e fuori dalle sigle?
Insomma: contribuiamo concretamente a generare meno CO2 e trasferiamo ad una collettività tutti i proventi che, fatto essenziale, serviranno per incentivare la bioedilizia. Cioè: utilizzando denaro pubblico (il conto energia) otteniamo una doppia riduzione di CO2 con addirittura, nel secondo passaggio, un effetto leva in quanto gli incentivi saranno una percentuale dei costi. Tutto questo con un impianto (serie di pannelli su strutture basse che seguono l'ondulazione del terreno, nessun rumore, nessuna emissione) che si inserisce perfettamente nel paesaggio. La logica sociale è questa, valutare di volta in volta gli interventi da fare ottimizzando le tecnologie, le dimensioni, l'utilizzo del suolo, l'impatto ambientale/paesistico, per il maggior ritorno possibile su tutta la collettività. Ovviamente questo lo si ottiene solo tramite una gestione diretta da parte delle amministrazioni. Per chiarire il concetto: se questo impianto lo avessimo dato in concessione ad una impresa privata non avremmo dovuto fare investimenti certo, ma il ritorno sarebbe stato solo una frazione di quanto detto prima, sia in termini monetari che di riduzione CO2 mancando il secondo passaggio delle ristrutturazioni.
Lei si è poi riferito ad altri vantaggi sociali.
Sì, l'altro vantaggio in questa strategia ci viene proprio dal problema dei problemi, l'emergenza demografica. Anche in questo caso rovesciando la medaglia scopriamo "la forza dei piccoli numeri": con poco possiamo modificare molto. Basterà ad esempio creare pochi posti di lavoro per iniziare a vedere da subito un cambiamento di vita sociale, e non sarà necessario "sfruttare" le nostre fonti rinnovabili intensivamente e con la logica del profitto a tutti i costi. ma solo gestirle con oculatezza. Se, come amministrazioni pubbliche, sapremo gestire in prima persona tutti questi processi, il pubblico se ne avvantaggerà integralmente. Non avremo perciò bisogno di megaimpianti con tutti gli svantaggi del caso. Tra l'altro i megaimpianti richiedono megainvestimenti, che i nostri comuni non possono nemmeno sperare di poter fare. Saremmo da subito messi in un angolo e costretti a sottostare per l'ennesima volta a scelte che vengono dall'esterno. Quindi, per tornare alla domanda precedente, più che di 'condizioni' parlerei di 'logiche' sottostanti. In questo caso questa "logica sociale" si dimostra essere anche la cosa migliore dal punto di vista economico. Il famoso slogan della green economy "win, win,win" è più che mai vero. Vincono tutti: vince l'ambiente per i minori gas clima alteranti; vincono i cittadini di Monchio e degli altri comuni che ci vorranno seguire perché si ritroveranno a vivere in ambienti più "ricchi" (maggior ricchezza culturale, demografica, sociale, economica, paesaggistica ecc ecc) e potranno più facilmente abitare in case confortevoli; vincono tutti gli altri cittadini per i rinnovati e gradevoli paesaggi urbani; vincono le nostre piccole comunità e con loro la nostra storia, tradizione, cultura e la nostra grande sensibilità verso la madre terra. E' un vero processo virtuoso. Ecco che la crisi si trasforma in una grande opportunità.
E' un processo impegnativo e difficoltoso ma, del resto, per prendere l'ultimo treno val la pena di correre!