Se ne parla a Bagnone, l’8 giugno alle ore 21
( Sassalbo, 06 Giugno 2012 )Un'Area Protetta come affronta la “dimensione umana” della presenza del Lupo nel suo territorio? Una domanda impegnativa a cui il Parco Nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano tenta di dare risposta in modo articolato, senza imbarazzi, nel corso della serata dell’8 giugno alle ore 21 nella Sala Consigliare di Bagnone.
Di fatto la riconquista del nostro paese da parte della grande fauna (in particolare ungulati e carnivori) avvenuta negli scorsi decenni è sostanzialmente la conseguenza indiretta di mutamenti socioeconomici che hanno interessato il mondo rurale, piuttosto che il frutto di una consapevole e organica strategia di conservazione.
Certo la protezione legale accordata al Lupo da parecchi anni, l’istituzione delle aree naturali protette, gli interventi di prevenzione, gli indennizzi agli allevatori danneggiati e l’opera di sensibilizzazione dell’opinione pubblica hanno certamente aiutato questo processo di ricolonizzazione.
Il bilancio è sino ad ora sicuramente positivo, almeno per ciò che concerne la progressiva diffusione geografica del Lupo, ma dobbiamo chiederci se potrà continuare ad esserlo anche nei prossimi anni di fronte alle nuove sfide che si presentano.
Il fragile equilibrio che si è creato potrà ancora reggere di fronte alle spinte contrapposte di un’opinione pubblica tendenzialmente animalista e quella di un mondo rurale che vede i propri interessi materiali minacciati da una fauna di cui spesso ha perso la memoria storica?
Naturalmente in un’efficace strategia di conservazione del Lupo i provvedimenti normativi, le tecniche operative e l’approccio culturale volti a prevenire e minimizzare i danni al patrimonio zootecnico rivestono un ruolo primario. Sulla base di questa considerazione la serata pubblica di Bagnone rappresenta un’importante occasione di analisi del fenomeno, discussione di casi concreti e proposte operative.
I tecnici del Wolf Apennine Center del Parco nazionale forniranno informazioni chiare e trasparenti alla cittadinanza, nell’ottica di contribuire alla costruzione di un progetto integrato di conservazione in grado di rendere sostenibile nel tempo la presenza diffusa dei grandi carnivori in un Paese piccolo, sovraffollato, pieno di strade e di case, ma nel quale si sta realizzando la straordinaria esperienza di una convivenza possibile tra il simbolo della natura selvaggia e una società umana proiettata nel terzo millennio.