Castagna ‘frutto paziente’ diceva il poeta Bertolucci

Alla castagna è dedicato il contest Dolce&Farina - Cerreto 13 Gennaio

( Sassalbo, 09 Gennaio 2017 )

Venerdì 13 Gennaio dalle ore 17.00 al Passo del Cerreto, presso il Ristorante Giannarelli, Centro visita del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano, si svolgerà un ‘Laboratorio gastronomico d’Appennino’. Protagonisti i produttori di farina di castagne e i ristoratori del circuito a Km Zero della Riserva di Biosfera UNESCO dell’Appennino Tosco Emiliano. Nell’occasione si svolgerà il ‘Contest’ tra i produttori di farina di castagne realizzata con metodo tradizionale e saranno presentate proposte gastronomiche a cura del circuito denominato Appennino gastronomico – menù km zero.

Tre i momenti della competizione: analisi sensoriale del prodotto a cura di una giuria di esperti; degustazione delle farine concorrenti con piccoli assaggi prodotti dai ristoratori del circuito a Km Zero; rivisitazione di un piatto della tradizione a cura di uno Chef rappresentativo dell’Appennino.

La storia del castagno è da millenni intrecciata a quella dell’uomo: in Giappone popoli della cultura Jomon, 10.000 anni fa, coltivavano castagni per mangiare i frutti e costruivano abitazioni con il loro legname; le truppe di Alessandro Magno si sfamarono con le castagne durante la terribile marcia di ritorno dall’oriente; i Romani ne diffusero la coltivazione per i frutti e la paleria per le viti, negli USA, sulla costa orientale, i castagni si sono estinti a causa di una malattia introdotta dall’uomo che ha causato una catastrofe ecologica senza precedenti.

In Appennino, nel secondo millenio, le castagne hanno permesso la sopravvivenza delle comunità anche durante il periodo invernale. Attilio Bertolucci, le definisce “Frutto paziente” poiché in Appennino maturano tardissimo e le farine arrivano alla produzione solo pochi giorni prima di Natale. In questo modo consentivano alle popolazioni dell’Appennino di svernare e non essere costrette alla transumanza.

Infinite sono le correlazioni fra la cultura agro-silvo-pastorale e l’albero del castagno. Oggi dopo un lungo periodo di abbandono, un nuovo interesse sta nascendo verso i castagneti, il loro paesaggio, i loro frutti. La farina di castagne è un prodotto di grande qualità, soprattutto qui, dove viene prodotta secondo l’antica tradizione e nei nostri boschi che non sono frutteti, ma ecosistemi naturali complessi e ricchissimi di biodiversità.

Per molti piccoli borghi il recupero di queste produzioni, la riaccensione degli essiccatoi e le fasi di produzione della preziosa farina, rappresentano un ritrovato senso di comunità; un lavoro per tutti i mesi autunnali, fino all’inverno, che riporta le persone a stare insieme per un bene che torna ad essere collettivo.

La filiera, però, non si ferma alla produzione di farina, ma diventa creatività e tradizione nelle sapienti mani di chi, tra forni e fornelli, ne fa piatti prelibati. Sono questi profumi che i produttori e i ristoratori d’Appennino vogliono raccontare per aprire le porte delle nostre comunità a tutti.

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Il Crinale corre sul filo dei 2000 metri.
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Oggi sempre di più sono turisti ed escursionisti, con gli scarponi, con i bastoni, con le ciaspole o i ramponi, con gli sci e con le biciclette. Ognuno può scegliere il modo di esplorare questo mondo, da sempre abitato e vissuto a stretto contatto con la natura e le stagioni che dettano ogni giorno un'agenda diversa.

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