Con le ciaspole al Ventasso
- Partenza: Ventasso Laghi
- Tempo di percorrenza: 1 ora 20 minuti
- Dislivello: Da quota 1335 a quota 1727, per complessivi 392 m
- Periodo consigliato: febbraio
- Comuni interessati: Busana, Ramiseto
Scegli un modo originale per trascorrere una domenica di febbraio: scegli la neve, la natura, scegli l'Appennino.
Prima di partire consulta il sito del Parco, informati sulle condizioni meteo e sbircia il panorama per mezzo delle webcam.
La montagna d'inverno è bella con qualsiasi condizione meteo, ma la strategia deve essere adeguata: se c'e' il sole è meglio portarsi le provviste per stare a lungo all'aria aperta e godersi la neve e la natura in qualche posto riparato, se invece nevica o è nuvoloso è meglio continuare a camminare, raggiungere la meta e rientrare fermandosi in qualche ristorante tipico del Parco.
E' tempo di ciaspole: facili, leggere, "proletarie", semplici da usare in qualsiasi situazione. Le ciaspole, vere operaie della neve, sono le regine dell'Appennino bianco; certo la loro impronta "a spermatozoo" non ha l'eleganza della traccia dello sci, ma vuoi mettere al mattino presto quando devi preparare le cose per partire? Le lanci nel portabagli dell'auto, oppure le lasci lì tutto l'inverno, belle bagnaticce a far "ammuffire" le altre cose. Le ciaspole possono anche regalare grandi prestazioni: si può correre, saltare, scivolare in discesa, sono agili nella boscaglia. Se la neve è abbondante e dura si va più spediti che d'estate.
L'itinerario che vi propongo per questo mese è al Ventasso, un interessante montirozzo appenninico cresciuto in secondo piano rispetto al crinale principale, ma che comunque supera i 1700 m. E' nel versante nord del Parco, in provincia di Reggio Emilia, nei comuni di Busana e Ramiseto.
Si parte da Ventasso Laghi, una piccola stazione appenninica per gli sport invernali, con annessa qualche bruttura edilizia, ma comunque sopportabile. Indossate le ciaspole si sale lungo la strada forestale fino al lago Calamone: si tratta di un percorso facilissimo, proprio per tutti.
Il lago in inverno perde un po' di fascino poichè di solito è completamente ghiacciato e ricoperto di neve, ma arrivati lì è possibile godere del paesaggio invernale camminando tutt'intorno. Sorprendentemente le motoslitte hanno battuto alla perfezione un sentiero della neve da far invidia alle Dolomiti, il rifugio invece è inesorabilmente chiuso.
Fin qui arrivano tutti: bambini di un anno, giovani con un piede rotto, nonni e nonne con nipoti.
Chi se la sente può andare oltre e iniziare la salita verso la cima del monte; la ciaspola arranca un po' faticosamente fra faggetti e faggioni, alcuni sorprendenti per dimensione e bellezza. Sono loro i testimoni del monte, cresciuti quando i pascoli erano più abbondanti, potevano allargare rami e chiome a piacimento, ora sono chiusi dai loro figli e da "penosi" rimboschimenti di abeti e larici realizzati nel dopoguerra.
A quota 1510 si esce dal bosco e ci si trova davanti la sagoma dell'Alpe di Succiso; ovviamente la fermata è d'obbligo.
Nella stagione fredda, il punto dove accamparsi va scelto con grande cura: dalla scelta dipenderà il comfort della pennichella. Molti non sanno che in montagna, anche in pieno inverno, esistono punti caldi, microspazi esposti al sole e riparati dove si sta benissimo anche senza giacca, però un errore di pochi metri può far perdere tutto e si rischia di esser strapazzati da vento e freddo. Pure la piazzola ha la sua importanza e la ciaspola dimostra tutta la sua versatilità: diventa rullo compressore, badile e comoda sdraio. Seduti quasi comodamente (attenzione agli insidiosi ramponcini delle ciaspole) mirando l'Alpe, è giunto il momento dell'immancabile bottiglia di lambrusco. Sorseggiarlo in quota, fuori portata del trasporto a motore, lo nobilita e lo avvicina a vini ben più blasonati. L'alcool in circolo è un'ottima scusa per non ripartire e scendere allegramente facendo lo slalom tra i tronchi, ma per chi vuole strafare, la vetta è lì, si vede e intravede dove la neve finisce nel cielo.
L'ascesa è ripida, soprattutto se si prende dritta; meglio intercalare qualche zigzag e tirare il fiato di tanto in tanto. Dopo mezz'ora appare la croce incrostata di ghiaccio.
Per il ritorno, arrangiatevi.
Se si vuole fare una "variantina" in chiusura, si può andare a dare una sbirciata agli abeti bianchi del Ventasso, antiche sentinelle della "parete Nord". La Nord del Ventasso non e' quella dell'Eiger, ma è un versante molto freddo, ricoperto da una grande frana di massi di grosse dimensioni che dalla vetta scendono fino al sentiero 663. Gli abeti bianchi sono al limite fra il bosco e la frana. Si tratta di circa 50 alberi appartenenti ad una delle specie più belle ed eleganti dell'Appennino, scampati ai tagli praticati nell'ottocento e primo novecento. Le due bacheche sul posto spiegano abbastanza bene la loro difficile storia.
- Quando andare: tutti i giorni che volete tranne in caso di ghiaccio (molto pericoloso in Appennino). Attenzione se c'è la nebbia fitta.
- Attrezzatura necessaria: ciaspole, scarpe da montagna, bastoncini, vestiario pesante.
- Attrezzatura consigliata: carta escursionistica realizzata dal Parco o altra carta escursionistica e/o topografica.
- Itinerario per arrivare in auto al punto di partenza: da Reggio Emilia prendere verso il passo del Cerreto lungo la statale 63, dopo Castelnovo ne' Monti proseguire verso il passo e poco prima di Cervarezza svoltare a destra verso Ramiseto. Poco dopo Ramiseto, proseguendo in direzione del passo del Lagastrello, svoltare a sinistra verso Montemiscoso e Ventasso. Il tempo di percorrenza da Reggio Emilia è di circa 1 ora. Per chi viene da altri luoghi è meglio consultare una carta stradale.
- Itinerario a piedi: si parte da Ventasso laghi e si sale al lago Calamone a quota 1398 lungo la strada forestale. Dal lago si prende il sentiero 661/667 fino alla cima a quota 1727. Per vedere gli abeti bianchi bisogna tornare al lago e prendere il sentiero 663.
- Dislivello complessivo: da quota 1335 a quota 1727, per complessivi 392 m.
- Tempo di percorrenza complessivo: ore 1,20.