- Partenza: Ligonchio di Sopra (982 m)
- Arrivo: Ligonchio di Sopra (892 m)
- Tempo di percorrenza: 5 ore
- Difficoltà: T+ - - Turistico+ - 1
- Dislivello: 1020 m
- Quota massima: 1876 m
- Segnavia: segnato 637 - 641 - 633
- Periodo consigliato: da giugno a ottobre
- Località attraversate: Ligonchio - Rio Re - M. Sillano - Il Piano - Ligonchio
- Comuni interessati: Ligonchio
La salita al Monte Sillano da Ligonchio offre un lento avvicinamento tra le mulattiere forestali della piccola e appartata valletta del Rio Re, una bella e aerea cresta e una vetta poco frequentata. Si scende per la mulattiera del Piano e le opere idroelettriche di Tarlanda, esempio di impossibile percorso didattico di archeologia industriale.
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Ligonchio sorge ai piedi del Monte della Croce diviso in tre borgate (La Ruga, La Valla e Ligonchio di Sopra) poi unite da una cortina di abitazioni sorte lungo la strada provinciale costruita negli anni '20. Il toponimo poco usuale viene fatto risalire a radici liguri o bizantine, e fu reso scritto in diversi modi nei secoli, anche se il termine dialettale Algùnc sembra il più fedele all'origine. Il castello (ora scomparso, ma ritenuto per tradizione posto sulla cima del Monte della Croce, che domina il borgo) con il suo territorio fu donato alla Badia di Frassinoro nel 1076 da Matilde di Canossa, poi fu dominato dai Dalli di Piolo fino alla costituzione dello Stato Estense. I lavori del complesso idroelettrico iniziarono nel 1919 e durarono quasi 10 anni per il completamento di due centrali (Ligonchio e Predare), alimentate dai bacini dell'Ozola e dei suoi affluenti, mediante opere di presa e condotte, costruite con l'aiuto di una ferrovia a cremagliera da Ligonchio a Tarlanda, poi scavata sui fianchi degli Schiocchi fino alla Presa Alta, lo sbarramento più alto. Per i primi anni no esistevano strade, e in attesa della loro costruzione i materiali venivano inviati a Ligonchio da una lunga teleferica da Busana e Cinquecerri, che fu utile anche per portare gli aiuti dopo il terremoto del settembre 1920. I grandi edifici liberty della centrale sono oggi aperti a visite didattiche ed eventi culturali. In uno degli edifici annessi ha trovato posto per alcuni anni un centro visita del parco regionale del Gigante, e vi è in progetto una sede del Parco nazionale.
Dal paese di Ligonchio di Sopra 982 m si segue la strada provinciale per Pradarena superando anche le case dei Laghi. Al termine di esse 606348E-4907163N si presti attenzione: a sinistra si stacca il sent. 609-637, subito su stradello asfaltato, poi tra siepi e rimboschimenti a conifere seguendo la vecchia mulattiera per Ospitaletto precedente la costruzione della strada. Con un guado (attenzione ai periodi piovosi o a nevi in scioglimento: in tal caso guado a piedi nudi necessario) si supera il Rio Re. Sul lato opposto (occidentale) si deve aggirare una recinzione di una presa acquedottistica, voltando poi a sinistra e tirando diritto ad un bivio 606031E-4906685N (il sent. 609 sale a destra ad Ospitaletto). Si imbocca così il sent. 637, che risale la valletta. Poco dopo ci immettiamo nella strada forestale da Ospitaletto, che in salita segue il torrente, terminando al Rifugio Rio Re 1343 m 606068E-4904773N (1.00).
Costruita negli anni '20 come Caserma Forestale, dopo l'acquisizione dell'alta Val d'Ozola nel 1914 da parte del Demanio, conobbe decenni di lavori di rimboschimento e regimazione dei torrenti, miglioramento dei pascoli, fungendo da base logistica presidiata da guardie e dirigenti. Negli anni '70 l'abbandono, ma nel decennio successivo, dopo il passaggio della foresta alla Regione, il recupero come rifugio lo salva dal degrado, ed oggi tutto l'anno vede alternarsi utenti d'ogni età.
Si prosegue oltre il rifugio, tenendo a sinistra il sent. 637, che supera il Rio Re e inizia una lunga salita a tornanti sul versante opposto (destra idrografico). Una delle più conservate mulattiere forestali della val Secchia attraversa un fitto bosco a conifere ormai pluridecennali, che con i tronchi diritti di abeti bianchi e rossi si alterna a terrazzamenti aperti un tempo adibiti a vivai, Una fonte interrompe la salita, poi si riprende, lasciando a destra poi a sinistra due mulattiere che percorreremo al ritorno. Infine ormai tra i faggi si esce dal bosco presso una radura con recinto. Subito sopra ci innestiamo sul sent. 639: a sinistra si giunge ad un valico, la Sella della Lama di Mezzo 1724 m 606746E-4903950N (1.20-2.20). Qui si può evitare la salita alla vetta del M. Sillano, voltando direttamente a sinistra sul sent. 641.
Chi voglia invece salirla, subito prima della sella deve imboccare a destra il sent. 641 verso il M. Sillano, superando la scarpata iniziale con gradini in legno sistemati dalla Comunità Montana a fine anni '80. Il sentiero percorre il crinale N del monte, uscendo presto dai cespugli di faggio, e superando alcuni facili risalti rocciosi di strati di arenaria macigno. Ai due lati i grandi circhi glaciali della Lama di Mezzo ad E, e della Lama di Rio Re a W, rivestite di brughiera a mirtillo, che in settembre si colora di rosso acceso. Un ultimo ripido risalto si aggira sulla destra cercando la traccia di sentiero poco battuto fino a sbucare sulla vetta del M. Sillano 1876 m 606643E-4903197N (0.40-3.00).
Punto culminante del tratto di spartiacque appenninico tra i valichi di Pradarena e di Romecchio, deve il nome al fatto che i fertili pascoli dei suoi fianchi meridionali erano appannaggio del paese di Sillano. Il versante settentrionale scende invece ripido verso la Val d'Ozola, e in particolare verso le due vallate degli affluenti Rio Re e Fosso di Rimale, che dopo una comune storia fatta di pascoli di greggi e lavori forestali dagli anni '20 agli anni '70, sono oggi più note da parte dei cercatori di funghi e mirtilli: non a caso una delle più affermate ditte di commercializzazione di tali prodotti si sviluppò a Ligonchio proprio da metà anni '70. Un panorama vasto sull'alta Val Secchia si catalizza sulle moli vicine del Cavalbianco ad E, del Cusna e del Prado ad W, del Ventasso e della lontana inconfondibile Pietra di Bismantova a N Verso S si apre la vasta Garfagnana, chiusa dalle seghettate Alpi Apuane, oltre cui si scorgono con aria limpida i colli e le isole del Golfo spezzino a destra e i Monti Pisani a sinistra.
Si deve allora tornare sui propri passi fino alla Sella della Lama di Mezzo 1724 m 606746E-4903950N (0.30-3.30), e qui, saliti alla sella vera e propria, imboccare a sinistra sempre il sent. 641, che sale leggermente per aggirare il Monte e ridiscendere sul crinale tra le valli Rossendola e Rimale alla Sella del Monte 1670 m 607129E-605152N, dove sale da sinistra il sent. 641A dalla valle di Rio Re. Seguiamo in discesa sempre il sent. 641 tra faggete alternate a tagli recenti, fino a raggiungere le radure dette Il Piano 1449 m 607641E-4906196N (0.50-4.20), dove sorge un piccolo bivacco sempre aperto curato dal Comune di Ligonchio (siamo infatti usciti dalle foreste demaniali per entrare negli usi civici del paese), frequentato in estate da campeggi scout.
Seguendo i segnavia si sbuca sulla strada asfaltata di Presa Alta, si attraversa e si taglia un tornante, si attraversa una seconda volta proseguendo sulla vecchia mulattiera, che sbuca poi su un percorso pianeggiante: la sede della ferrovia "decauville" di Tarlanda 1250 m (0.10-4.30).
Se la seguiamo a sinistra presto termina oggi presso ripetitori, ma in passato qui era la stazione di arrivo della ferrovia, con una piattaforma girevole visibile fino a pochi anni fa assieme a diversi vagoncini : le poche testimonianze concrete della storia e del lavoro di generazioni sono state purtroppo cancellate pochi anni fa dalla memoria e dal territorio. Qui si scambiava il carico tra la "decauville" e la ferrovia a cremagliera che scendeva alla sottostante Centrale idroelettrica di Ligonchio (i binari vi sono ancora, a differenza della "decauville" in piano). Ancora qui a Tarlanda vi fu un'importante postazione dei partigiani durante il 1944 e soprattutto il 1945, a difesa della Centrale di Ligonchio, che fu salvata dalla distruzione per mano tedesca.
Prendiamo la traccia della ferrovia a destra e sbucati sulla strada asfaltata di Presa Alta, si segue a sinistra in discesa fino a poco oltre il sottopasso delle tubazioni e della cremagliera: allora si segue a destra il sent. 633 che nel bosco e tra siepi raggiunge in breve Ligonchio di Sopra (0.30-5.00).