- Partenza: Prato Spilla (1353 m)
- Arrivo: Prato Spilla
- Tempo di percorrenza: 6 ore 30 minuti
- Difficoltà: E - Escursionistico
- Dislivello: 750 m - massimo 1861 m
- Segnavia: segnato 707 - 00 - 705, alcuni tratti non segnati
- Periodo consigliato: da giugno a ottobre
- Località attraversate: Prato Spilla - L. Verde - Laghi di Compione - Laghi Sillara - M. Sillara - Passo di Compione - Lago Martini - Prato Spilla
L'itinerario, forse il più completo e panoramico del crinale dei laghi, ricalca in parte uno dei sentieri più frequentati per la bellezza dei laghi che si toccano: si apre a grandi orizzonti in quota, percorrendo l'alta testata della Val Cedra, con i suoi 8 laghi più alti e suggestivi, spesso appena sotto il crinale.
Dal parcheggio di Prato Spilla 1353 m si segue in dir. N (a destra del prefabbricato adibito a maneggio e noleggi vari) la carrareccia segnata 707 che attraversato il Rio della Spilla aggira una torbiera e inizia a risalire il cordone morenico rivestito da una faggeta, che presto si presenta imponente e riconvertita ad alto fusto. Prima in salita verso N poi in leggera discesa verso NW, la carrareccia raggiunge presto lo sbarramento artificiale (primi '900) del L. Ballano 1343 m (0.20).
Il primo lago che incontriamo è anche il più grande, il più profondo (19 m) e quello a quota inferiore, immerso nella faggeta tra il M. Torricella e il M. del Lago. La diga ne ha innalzato il livello, ma è quasi sempre mantenuto sul suo livello naturale. Una strada asfaltata lo raggiunge da Trefiumi.
Oltrepassata la diga lo stradello si alza verso W, lasciata a destra la strada per Trefiumi e gli edifici di servizio. Con un semicerchio nella faggeta si lascia a destra il sentiero 709/b e si continua in salita sul fianco merid. del M. del Lago, lambendone le fasce rocciose, superate con qualche stretto tornante cementato. Sull'orlo di una valletta a sinistra si lascia un sentierino che in pochi m. scende allo sbocco della condotta che da quasi un secolo conduce le acque del L. Verde al L. Ballano, sottraendole alla Valditacca. In pochi minuti si raggiunge il valico (1550 m) tra i valloni glaciali dei due laghi, tra il M. del Lago a N. ed il M. Torricella a S. Si lascia a sinistra il sent. 707/a e si inizia la discesa verso il L. Verde: al terzo tornante della carraia, che volta a destra, si segue invece a sinistra il sentiero 707, che entra nella faggeta a mezza costa. In breve si esce dal bosco in radure da cui si nota a destra il Lago Verde (1506 m, 0.40-1.00).
Attraversato un immissario del lago (spesso quasi asciutto in estate), ai piedi dell'imponente parete W del M. Torricella, si inizia a risalire tra boschetti, depositi morenici e dorsi di arenaria montonata ed esarata dall'azione glaciale. Tenendo la dir. W ed il sentiero 707 (varie tracce salgono a sinistra verso la testata del vallone ed il Passo del Torricella), si supera un altro immissario e si raggiungono i vasti pascoli punteggiati da torbiere oltre cui si sale al Bivacco Cagnin 1589 m (0.20, 1,20), sempre aperto con stufa e 4 brande. La fonte esterna secca spesso purtroppo a fine estate, e la meritoria opera di ripristino di antiche baite pastorali è dovuta ad un gruppo di amici di un giovane appassionato di musica e montagna, spentosi per un incidente stradale a 21 anni nel 1987.
Il sentiero 707 prosegue alla sinistra dell'edificio, in ripida salita nella bassa e contorta faggeta, fino a sbucare su lastroni di arenaria inclinati e modellati dai ghiacci: qui su un bel punto panoramico, occorre voltare bruscamente a sinistra e superare un valloncello. Ora in dir. S si sale a mezza costa al di sopra ormai del bosco, tra rocce e magri pascoli, fino che a quota 1666 m si incrocia ad un bivio il sentiero 705 che da sinistra proviene da Prato Spilla (sarà il ritorno: se si vuole effettuare un'escursione molto più breve, ore 3.30 in tutto, si può da qui tornare a Prato Spilla seguendo l'ultima parte dell'itinerario.
Voltando a destra si sale in pochi minuti ai piedi del crinale ormai vicino, sbucando improvvisamente sul valloncello glaciale che racchiude il Lago Martini 1715 m (0.30-1.50).
Tutta la serie di questi laghetti di quota dell'alta Val Cedra rivestono una grande suggestione paesaggistica e una grande importanza naturalistica, vista l'altitudine e quindi la peculiarità climatica che rende più importante l'azione del gelo sia nel modellamento delle rocce sia nella vegetazione. Si prestano anche ad una lunga sosta al riparo dai venti del crinale. Tutti di origine mista tettonico-glaciale, i Laghi del Sillara sono più giovani e profondi, raggiungendo i 10 m, mentre attorno ai 2 - 3 m si ferma la misurazione dei Laghi di Compione, separati da una soglia di arenaria levigata. Il Lago Martini (Martino sulle carte regionali, e sulle carte IGM del 1881) è il meno profondo (max. 1,6 m.), ma assai suggestivo per la posizione incassata, la fauna di anfibi e tritoni, la splendida fioritura circostante.
All'estremità NW del lago si segue una traccia di sentiero tra la brughiera a mirtillo e i bassi ginepri, segnata ma non numerata, che procede a mezza costa, uscendo dal valloncello glaciale che contiene il lago, attraversando una serie di ruscelli asciutti in estate, e rientrando in un altro valloncello glaciale. Ci si unisce ad un'altra traccia di greggi che proviene direttamente dal Passo Giovarello, e attraversato il fondo, il sentiero si inerpica sul versante destra uscendo poi di nuovo sulla vallata, ad un bivio a quota 1735 m c. A sinistra una traccia sale con un ampio tornante verso il M. Bragalata, mente noi proseguiamo a mezza costa su un sentiero meno evidente tra i mirtilli. Lungo il percorso, alto sulla vallata del Lago Verde si trovano normalmente mirtilli fino a settembre inoltrato, mentre ci si alza a raggiungere un passetto 1745 m c. intagliato nel crinale NE del M. Bragalata, secondo tradizione chiamato Passo del Cavallo (0.20-2.10), toponimo poi erroneamente trasferito al vicino Passo di Compione sulle carte CTR e IGM recenti. Si apre sotto di noi la valle del Rio dei Frasconi, con i laghi ed il Passo di Compione, dominati dal crinale del Sillara.
Dopo l'eventuale salita alla piccola ma panoramica vetta rocciosa a destra del valico (1751 m) si inizia a scendere per l'evidente sentiero che va ad attraversare i fossi del fondo del vallone e a mezzacosta raggiungono le sponde di alcune torbiere, quindi quella del Lago di Compione Inferiore 1681 m (0.10-2.20).
I Laghi di Compione sono tra i più nascosti e negletti, per quanto in posizione stupenda. Derivano il nome dal secolare utilizzo da parte delle greggi estive dei pastori di Compione, piccolo villaggio del versante di Lunigiana. Ma hanno nomi diversi e quote diverse per ogni carta topografica. Ad esempio nella Carta Tecnica Regionale vengono chiamati Laghi Grotta (e Rio della Grotta l'emissario) e quotati 1681 m il lago inferiore e 1689 m il superiore, incassato in una valletta glaciale a SW dell'altro, ben più visibile. Sulla carta IGM del 1936 non hanno nome e sono quotati rispettivamente 1674 e 1686 m, sulla nuova IGM del 1998 sono ancora senza nome e solo l'inferiore è quotato 1687 m. Altri nomi con cui sono conosciuti sono Laghetti, Lagdei, Dafnia il superiore e Ninni l'inferiore. Quest'ultimo riduce la sua superficie durante i periodi siccitosi, data la bassa profondità dei bordi frastagliati. In compenso, nei periodi piovosi o di scioglimento delle nevi, compaiono un'altra manciata di laghetti formati su torbiere tra cui uno piuttosto grande a monte di tutti.
Presso le rive del lago si immette da valle (destra) il sentiero 709 da Valditacca, e ne seguiamo i segnavia per qualche minuto in salita sulle morene a NW del lago, e lo lasciamo quando piega decisamente a sinistra per salire a raggiungere il crinale all'evidente Passo di Compione. Invece proseguiamo sul sentiero senza segnavia ma ben battuto che in lieve salita verso NW raggiunge una torbiera, o piccolo lago ormai invecchiato (a 1706 m). Un'ultima breve salita tra i mirtilli conduce alle rive orientali dei Laghi Sillara 1731 m (0.20-2.40).
I Laghi Sillara sono sicuramente i più alpestri e suggestivi tra tutti, ed anche molto scenografici, spesso avvolti dalle nuvole, sovrastati a SW dall'incombente e ripido crinale appenninico e a NE da un alto cordone morenico che permette suggestive visuali dei laghi e della vallata. Il lago Superiore, il primo che incontriamo, si trova ora appena sopraelevato (attorno ad 1 m.) sull'inferiore (un tempo dovevano formare un solo lago), e leggermente più profondo (oltre i 10 m). Una soglia alluvionale ora lo separa dal Lago Inferiore, più allungato e dotato di un emissario a NE che ne ha abbassato nei secoli il livello. E' difficile non sostare a lungo attorno a queste meraviglie della natura.
Giunti all'estremità N del Lago Inferiore, si segue una traccia di sentiero che risale, da destra o da sinistra rispetto al lago (si riuniscono a monte), le pendici del M. Sillara, che da qui appare come un alto colle arrotondato rivestito di mirtillo. La direzione è sempre NW, e dopo una prima erta salita si costeggia un ripiano con torbiera quotato 1771 m, oltre cui la traccia si divide: voltando a sinistra si sale al crinale e al sentiero 00, che a destra sale al M. Sillara, ed è il percorso più facile (e il tempo è uguale).
Salendo invece a destra della torbiera verso N, si raggiunge tra nardeti di quota una selletta (1792 m c.) del crinale che collega il M. Sillara alla Rocca Pianaccia. Qui si può compiere una deviazione di pochi minuti a destra lungo il bordo panoramico e scosceso della spettacolare valle glaciale dominata dal M. Paitino. Tornati alla selletta, la direzione giusta è invece la traccia che verso SW risale il versante ripido e modellato da secoli di pascolamento estivo delle greggi. Tralasciando le tracce che evitano verso sinistra la vetta, seguiamo il crinale, scosceso sul lato destra, fino all'anticima nord 1859 m poi a sinistra verso la vetta del M. Sillara 1861 m (0.50-3.30).
Il M. Sillara è la vetta più alta dell'Appennino parmense, e nessuna vetta lo sovrasta in tutto il tratto appenninico verso NW fino alle Alpi Liguri dell'alta Val Tanaro. Il panorama è quindi molto vasto, e impressiona soprattutto il ripidissimo versante di Lunigiana, che precipita sulla valle del Bagnone, i cui borghi più vicini sono 1300 m più in basso. Come su gran parte del crinale la vista spazia nelle giornate limpide su tutto l'arco alpino e prealpino centro-occidentale, sulla Corsica e le isole dell'arcipelago toscano, sulle Alpi Apuane e l'Appennino settentrionale fino ai colli fiorentini.
Ora si inizia a seguire il crinale di spartiacque verso SE, lungo i segnavia 00 che lo caratterizzano lungo tutta la dorsale tosco-emiliana. Una volta discesi con vista splendida sui laghi Sillara alla prima selletta ai piedi del monte (quota 1811 m), il sentiero risale quasi inavvertitamente una serie di piccoli risalti che culminano sulla poco elevata quota 1840 m chiamata dal lato lunigianese Nuda di Iera. Ora è il momento di scendere al Passo di Compione 1784 m (0.30-4.00).
Pur a quota assai elevata, era molto frequentato in estate dai pastori di Compione (enclave fiorentina fin dal XVI sec. tra i feudi imperiali e poi estensi di Treschietto e Varano), per i quali era l'unico accesso ai pascoli di crinale. Qui era anche posto il confine tra il Ducato di Parma (cippo 121) il feudo di Treschietto e Compione fiorentino. Qui incrociamo l'antica mulattiera di valico tra Valditacca e Iera.
Proseguendo sullo 00 si lascia a sinistra dopo pochi minuti in salita una traccia evidente che evita la vetta del Bragalata per scendere ad una sella erbosa e al sentiero di andata poco a NW dal Lago Martini (possibile via di fuga in caso di maltempo). Si risalgono quindi le pendici del M. Losanna o Bragalata (0,20-4.20), raggiungendone la cima più alta 1856 m (quella chiamata M. Losanna nelle carte IGM).
Indicato su carte del XIX sec, come M. Tèndola, e sulle odierne diviso tra M. Losanna (la vetta più alta, quella W) e M. Bragalata (relegato all'anticima E), offre una vista veramente vasta, ostruita solo ad W dal crinale del M. Sillara; non raro è il volo elegante di rapaci, e sui suoi fianchi non è difficile trovare le impronte e le fatte del lupo, tornato a frequentare l'Appennino da qualche decennio. Ai nostri piedi si susseguono le cortine boscose dei colli lunigianesi che precipitano improvvisamente e si stendono poi dolci fino al fondovalle della Magra ed oltre, fino al Mar Ligure. A N degrada la Val Cedra, che confluisce nella lunga val d'Enza, con i rilievi stratificati del M. Navert e del M. Caio. Verso E chiude l'orizzonte il massiccio dell'Alpe di Succiso, oltre la depressione del Lagastrello. Sul versante di Lunigiana dal Bragalata si stacca il crinale secondario che divide le valli del Bagnone ad W e del Taverone ad E, separate dal saliente del Tecchio dei Merli e più a valle del M. Poreto. Si raggiunge in breve l'anticima centrale quotata 1855 m, da cui si stacca la dorsale del Tecchio dei Merli, che fa da confine anche fra i comuni lunigianesi di Licciana e Bagnone (e un tempo tra i feudi di Varano estense e Compione fiorentino): - territorio di Compione e Stati Estensi a SE - territorio di Varano).
Con una breve discesa verso NE si monta sull'altra meno evidente anticima orientale 1835 m (quella chiamata M. Bragalata sulle carte IGM, e su cui si trova un cippo confinario di fine '800 tra i comuni di Licciana e Monchio). Ora il crinale scende ripidamente a SE sulla conca del Lago Verde, ben visibile, come il più vicino L. Martini. In breve superiamo il Passo Giovarello 1749 m c. (0.30-4.50), poco marcato, ma storico punto di passaggio delle greggi lunigianesi dei borghi di Apella e Varano, feudi estensi, verso il versante parmense.
A destra si notano appena le tracce del sentiero 114 che sale da Apella, mentre ben marcato, il n° 705 scende a sinistra di nuovo al Lago Martini.
Dal lago ancora pochi minuti di discesa sul sentiero di andata: ma a quota 1666 m si prende a destra il sentiero 705 (non il primo, non segnato e diretto al M. Bocco!) che scende a valicare un vallone glaciale e rimonta brevemente sulla sella del M. Torricella 1642 m: ad E si scende poi nel vallone di Prato Spilla, dapprima nella fitta e contorta faggeta, su un sentiero antico, ma ridotto ad un ruscello sassoso dall'erosione. A quota 1560 m c. si apre a destra una vasta torbiera, inondata ancora in parte nei periodi piovosi (sorgente non perenne sul sentiero), poi occorre seguire gli stradelli e le piste da sci che in discesa (attenzione ai bivi, sempre segnalati) attraversano il sito delle antiche capanne Biancani 1537 m (spianate perché si trovavano nel mezzo di una pista da sci) e giù giù fino a Prato Spilla (1.40 -6.30).