Veniamo con certezza a conoscenza del monastero - e del sito - di Linari in un documento del 1045, ma alcuni indizi posteriori possono farci ipotizzare l'ambito nel quale si inserisce questa fondazione. Un diploma dell'imperatore Enrico IV del 1077 suggerisce un collegamento tra gli Estensi, o gli antenati Obertenghi, con la fondazione del monastero, che a questo punto potremmo ipoteticamente collocare nell'ambito della seconda "ondata" individuata per la Tuscia da Wilhelm Kurze, datata a partire dalla fine del X secolo.
Ben noti sono i numerosi edifici religiosi dipendenti, estesi dalla diocesi di Luni alla diocesi di Parma e alla stessa città, lungo una direttrice Sud-Ovest - Nord-Est che collega la via Emilia al tratto lunigianese della via Francigena. Il legame con la viabilità è, d'altra parte, certificato anche dall'ubicazione in prossimità di un importante passo appenninico, oggi noto come Lagastrello.
Quello che sembra caratterizzare tutta la storia del monastero è lo stabile legame con la sede vescovile, a differenza dei più irrequieti cenobi di Aulla, Brugnato e Tino, certificato più tardi dalle menzioni all'interno delle dirette dipendenze vescovili nelle decime del 1296-1297 e del 1298-1299 e nel secondo estimo del 1470-1471.
Nel 1466 una desolante descrizione sancisce probabilmente un definitivo abbandono dell'abbazia, che - si dice - offre albergo ad animalia bruta. Nel 1583, infine, papa Gregorio XIII ne decreta la soppressione, affidandone i beni al convento agostiniano di San Giovanni Battista di Fivizzano.
Nell'area di Linari sono state effettuate ricognizioni per ricostruire il reticolo viario che attraversava il passo, cercando di coglierne lo sviluppo nei secoli, ed è stata fatta una analisi stratigrafica delle strutture murarie ancora visibili nel sito.
Tutti i dati raccolti sono propedeutici ad una futura campagna di scavi archeologici, la cui esecuzione è subordinata alla messa in sicurezza dei ruderi.