L'Abetina Reale, che occupa il lato destro dell'Alta Valle delle Dolo, fino al crinale appenninico al confine con la Garfagnana, è una delle foreste di conifere che, nell'Appennino Settentrionale, sopravvivono come popolazioni autoctone relitte delle epoche a clima più freddo.
A questa particolarità botanico-ambientale, di unisce la nota storia di questa area boscata: già feudo dei Canossa, diventa nel1415 possedimento degli Estensi, i quali cominciano quello sfruttamento di legname che ha segnato queste foreste fino al XX secolo. La famiglia degli Este, infatti, costruisce qui la prima segheria idraulica in occasione della costruzione della fortezza di Castelnuovo in Garfagnana, nel '600.
Dopo un periodo di attenuazione dell'attività, nella prima metà dell'800 la segheria viene ricostruita e l'abbattimento degli alberi si intensifica, soprattutto a spese dell'abete bianco: si tratta di una selvicoltura di rapina incrementata dalla realizzazione di una teleferica per il trasporto dei tronchi verso la Garfagnana.
Nel 1977 l'Abetina Reale è stata definitivamente acquistata dalla Regione Emilia Romagna e, oggi, è un Sito di Interesse Comunitario, oltre ad essere parte del Parco Nazionale dell'Appennino Tosco-Emiliano.
Tra i nuclei spontanei di preziosi e slanciati abeti bianchi secolari, coesistono esemplari di impianto antropico, derivati dall'attività economica legata alla segheria, mentre intorno si estendono le foreste di abete rosso ed altre conifere, frutto di successivi rimboschimenti.
L'Abetina, dunque, dietro l'aspetto semplice e malinconico di un bosco, ci racconta la vicissitudini storiche che l'hanno resa tale: dai resti dei boschi millenari postglaciali, al taglio e reimpianto di coltivazione, ai più recenti interventi di rimboschimento.